…vorrei postare, per non dimenticare, ancora un omaggio alla “vita” durante l’olocausto… a quelle donne in attesa di un figlio a cui era stata negata la normalità…
Canto alla vita… (29 gennaio 2013)
Era d’amor venuto al grembo, o Dio,
col patto antico e figlio dell’umano,
sapore intenso, vento di lontano
nel giorno vivo e fuor da quell’oblio.
L’avevo nell’abbraccio scelto io,
con tenerezza offerto e con passione
sentir quel frutto stretto dall’unione
fiorir nel senso alto, suo e mio.
Poi venne la bufera, la tensione
crebbe nel seno a due, a due timore,
comando d’una guerra senz’amore
stava affiorando a noi, maledizione!
E crebbe la paura, nel dolore
cadde la sofferenza nel diletto
di spiriti malvagi, in quell’aspetto
ove follia peggior ne fu maggiore.
Cantava un inno a frode nel suo petto
un derelitto umano senza prece:
e fummo deportati, e tutto fece,
giammai pensando d’esser maledetto.
E intanto mi cresceva: a me, invece,
in cuor tremava che potesse il mostro
scoprir la nuova vita, il patto nostro,
che ogni giorno ne vedeva véce.
Ed egli mi parlava, c’era l’ostro
che s’innalzava al cielo con speranza,
intorno l’altre donne, stessa danza,
ma con amor sincero, pur se prostro.
E intorno morte, corpi in abbondanza,
vaneggiamento di miserie accese
sotto lo sguardo spento, il qual ne rese
totale indifferenza all’arroganza.
Ora pressava il ventre nelle attese
di quelle ore sacre in cui la vita
respira finalmente l’infinita
grazia d’amor, l’umane sue pretese.
E fu di lieto, ed aspra la salita,
le doglie addolorate, un nuovo viso,
un pianto s’accompagna ad un sorriso,
ringrazia la preghiera non smarrita.
E termina il ribrezzo, all’improvviso
la morte fugge a chiedere pietà;
mai più in tale orrore identità..
ella vi chiese: e nacque il paradiso!
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