Tommaso Davide Giordano Amina…quarta parte…canto nono…

Tommaso Davide Giordano

Amina…quarta parte…canto nono…

 

Seppure la tempesta s’addensava

pareva quasi che nessun dei segni

vi trasparisse, tanto ess’andava 1

 

avvicinando l’ora degl’impegni

senza destar sospetti: ch’era questo

atteggiamento nei sicuri regni 2

 

dove giammai si pensa che il contesto

possa subirvi alcun rinnovamento.

Uria chiedeva: “Ma faranno presto? 3

 

Il sacerdote è vecchio ed il momento

è d’importanza tal che non vorrei

vi fossero sorprese per l’avvento.” 4

 

Egli ascoltava le parol di lei

seduto accanto nella sala trono,

ancor la sera prima. “Gradirei, 5

 

che tu ne fossi, come io lo sono,

più positiva ed anche più contenta.

Il tempo è quello giusto ed il condono 6

 

per nostro figlio amato già diventa

tra pochi giorni verità e bellezza.

Tutto s’è svolto bene e questo sventa 7

 

ogni dubbiosa spina, e la certezza

è data dall’evolversi del fatto.

– Emon rispose. – Questa è la salvezza!“ 8

 

“Certo! Ma proprio questo or m’è ratto:

Ho un timor che ansia, e forse ingiusto,

d’alcuni giorni in qua, che nel contatto 9

 

qualcosa non avveng’al verso giusto.”

– ella sostiene con lo sguardo intenso.

Emon s’alzò diritto con il busto, 10

 

poi camminò due passi: “Invece, penso,

che la ragion di tutto il suo successo

sia la realtà, ch’ella è compenso 11

 

nel ricordar la storia e il suo progresso.

Se ben ricordi, nel dolor del nato

e del travaglio dopo, (ancora adesso 12

 

nel ricordarlo quello m’ è donato),

non volevamo in vita nostro figlio,

ch’era il pensier più truce in quello stato, 13

 

non per se stesso, quanto al mio Consiglio

io presentarlo gobbo e lor vederlo,

che c’era quel mistero a dar scompiglio! 14

 

Ché dice l’anatema: “..nel volerlo,

il regno tu avrai, ma dopo gli anni

del conquistarlo e dopo del tenerlo 15

 

tutto si perderà in duri affanni.

E chi l’avrà, in quello stesso modo

egli lo lascerà, in voce e panni, 16

 

sciogliendo poi ugual l’uguale nodo.

Così è nel voler, così la pena!“

E se ricordi, questo duro chiodo 17

 

piantato con ferocia nella schiena

fu tolto quando il negromante Arpino

chiarì la parte oscura non appena 18

 

giunse a corte e sollevò il bambino.

Il patto ch’era stato, chiesto a Loki,

l’avevano firmato in un destino 19

 

fatto di sangue in mezzo a tre fuochi:

ché uno era il dio, il due l’orchessa

ch’egli bruciò in parte ad urli rochi 20

 

per nascere quei lupi, e d’ella stessa

mangiarne poi il cuor per quei a vita.

E v’era anche Hel,
figlia e badessa, 21

 

degl’inferi custode a sua partita.

E chi lo volle, sapendo, quello volle!

Così, al possesso in terra fu smarrita 22

 

l’alma gentil, che ne ritorna in polle.“

“Ricordo come allora! E la parola

fu la speranza nostra, e non più bolle! “ 23

 

– Uria esclamò, e non restò più sola:

ché avevan proclamato nel segreto,

un cuore divorato a lui consola! 24

 

“Dobbiamo prepararci! È completo

nel plenilunio il tempo dell’attesa,

soltanto sette giorni fan divieto!“ 25

 

– Emon specificò. – Ché nella scesa

nel tempio predisposto in quella torre

Arpino là dovrebbe aver discesa 26

 

a preparar Danar con rito; e imporre

entro tre giorni quel voler di morte

a divorarvi il cuor, nel mentre scorre 27

 

ancor fluente il sangue a farne sorte.

Questo era scritto, almeno si diceva:

che v’era stato un demone più forte 28

 

a reclamarlo, in quanto era coeva

la sua presenza a governar la landa

dai tempi divisori, quando aveva 29

 

la Terra un continente e quella banda

l’aveva reclamata; e d’ella in testa

v’era Satan facendo scorribanda. 30

 

“Eppur non son tranquilla, vien molesta

in me la sensazione di paura

che m’ era fin ad ora lei foresta. 31

 

Forse è il timor di madre che procura

questo fermento che mi sento strano:

Danar è parte mia, e mi vien cura 32

 

già da quel giorno che mi par lontano,

ma ritornato assai presente ora! “

– ella diceva calma, ma la mano 33

 

era tremante, un’ansia ch’addolora.

“Le forze del poter a chi l’ha chieste

– Emon rispose con orgoglio allora – 34

 

date vi son e vincono codeste.

E noi l’abbiamo! Ché da tempo date

ne fan la nostra storia. E sono queste 35

 

che or tra sette giorni son gloriate

col rito a nostro figlio e, finalmente,

le connivenze a noi saran fissate!“ 36

 

Uria cercav’ascolto, ma non sente

quel che diceva Emon; pareva quasi

che dentro all’alma or vi fosse un niente 37

 

tutto annullando in una strana stasi.

Ma egli non sentiva, non capiva,

come in rei dal nero mal pervasi. 38

 

“Ch’ella n’avrà fortuna ad esser viva!

Sarà sacerdotessa nel mistero

anzi del sacrificio, ché non priva 39

 

a lei un posto nell’abbraccio vero

coi demoni del mondo sull’altare!

– in quel delirio Emon era sincero, 40

 

continuando il freddo suo parlare.

E più diceva, e più nell’altra, Uria,

madre e regina, entrava un raffreddare 41

 

dritto nell’alma, che pareva furia

ancora più insicura in quel materno

quando amor non è total incuria. 42

 

Come quel sentimento stava interno,

così la notte preparava scura

quella presenza sua, che dall’esterno 43

 

più non poteva che aspettar la cura:

che tutto era pronto, ormai in scena

non v’era che l’assalto a quelle mura. 44

 

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