Amina…quarta parte…canto nono…
Seppure la tempesta s’addensava
pareva quasi che nessun dei segni
vi trasparisse, tanto ess’andava 1
avvicinando l’ora degl’impegni
senza destar sospetti: ch’era questo
atteggiamento nei sicuri regni 2
dove giammai si pensa che il contesto
possa subirvi alcun rinnovamento.
Uria chiedeva: “Ma faranno presto? 3
Il sacerdote è vecchio ed il momento
è d’importanza tal che non vorrei
vi fossero sorprese per l’avvento.” 4
Egli ascoltava le parol di lei
seduto accanto nella sala trono,
ancor la sera prima. “Gradirei, 5
che tu ne fossi, come io lo sono,
più positiva ed anche più contenta.
Il tempo è quello giusto ed il condono 6
per nostro figlio amato già diventa
tra pochi giorni verità e bellezza.
Tutto s’è svolto bene e questo sventa 7
ogni dubbiosa spina, e la certezza
è data dall’evolversi del fatto.
– Emon rispose. – Questa è la salvezza!“ 8
“Certo! Ma proprio questo or m’è ratto:
Ho un timor che ansia, e forse ingiusto,
d’alcuni giorni in qua, che nel contatto 9
qualcosa non avveng’al verso giusto.”
– ella sostiene con lo sguardo intenso.
Emon s’alzò diritto con il busto, 10
poi camminò due passi: “Invece, penso,
che la ragion di tutto il suo successo
sia la realtà, ch’ella è compenso 11
nel ricordar la storia e il suo progresso.
Se ben ricordi, nel dolor del nato
e del travaglio dopo, (ancora adesso 12
nel ricordarlo quello m’ è donato),
non volevamo in vita nostro figlio,
ch’era il pensier più truce in quello stato, 13
non per se stesso, quanto al mio Consiglio
io presentarlo gobbo e lor vederlo,
che c’era quel mistero a dar scompiglio! 14
Ché dice l’anatema: “..nel volerlo,
il regno tu avrai, ma dopo gli anni
del conquistarlo e dopo del tenerlo 15
tutto si perderà in duri affanni.
E chi l’avrà, in quello stesso modo
egli lo lascerà, in voce e panni, 16
sciogliendo poi ugual l’uguale nodo.
Così è nel voler, così la pena!“
E se ricordi, questo duro chiodo 17
piantato con ferocia nella schiena
fu tolto quando il negromante Arpino
chiarì la parte oscura non appena 18
giunse a corte e sollevò il bambino.
Il patto ch’era stato, chiesto a Loki,
l’avevano firmato in un destino 19
fatto di sangue in mezzo a tre fuochi:
ché uno era il dio, il due l’orchessa
ch’egli bruciò in parte ad urli rochi 20
per nascere quei lupi, e d’ella stessa
mangiarne poi il cuor per quei a vita.
E v’era anche Hel,
figlia e badessa, 21
degl’inferi custode a sua partita.
E chi lo volle, sapendo, quello volle!
Così, al possesso in terra fu smarrita 22
l’alma gentil, che ne ritorna in polle.“
“Ricordo come allora! E la parola
fu la speranza nostra, e non più bolle! “ 23
– Uria esclamò, e non restò più sola:
ché avevan proclamato nel segreto,
un cuore divorato a lui consola! 24
“Dobbiamo prepararci! È completo
nel plenilunio il tempo dell’attesa,
soltanto sette giorni fan divieto!“ 25
– Emon specificò. – Ché nella scesa
nel tempio predisposto in quella torre
Arpino là dovrebbe aver discesa 26
a preparar Danar con rito; e imporre
entro tre giorni quel voler di morte
a divorarvi il cuor, nel mentre scorre 27
ancor fluente il sangue a farne sorte.
Questo era scritto, almeno si diceva:
che v’era stato un demone più forte 28
a reclamarlo, in quanto era coeva
la sua presenza a governar la landa
dai tempi divisori, quando aveva 29
la Terra un continente e quella banda
l’aveva reclamata; e d’ella in testa
v’era Satan facendo scorribanda. 30
“Eppur non son tranquilla, vien molesta
in me la sensazione di paura
che m’ era fin ad ora lei foresta. 31
Forse è il timor di madre che procura
questo fermento che mi sento strano:
Danar è parte mia, e mi vien cura 32
già da quel giorno che mi par lontano,
ma ritornato assai presente ora! “
– ella diceva calma, ma la mano 33
era tremante, un’ansia ch’addolora.
“Le forze del poter a chi l’ha chieste
– Emon rispose con orgoglio allora – 34
date vi son e vincono codeste.
E noi l’abbiamo! Ché da tempo date
ne fan la nostra storia. E sono queste 35
che or tra sette giorni son gloriate
col rito a nostro figlio e, finalmente,
le connivenze a noi saran fissate!“ 36
Uria cercav’ascolto, ma non sente
quel che diceva Emon; pareva quasi
che dentro all’alma or vi fosse un niente 37
tutto annullando in una strana stasi.
Ma egli non sentiva, non capiva,
come in rei dal nero mal pervasi. 38
“Ch’ella n’avrà fortuna ad esser viva!
Sarà sacerdotessa nel mistero
anzi del sacrificio, ché non priva 39
a lei un posto nell’abbraccio vero
coi demoni del mondo sull’altare!
– in quel delirio Emon era sincero, 40
continuando il freddo suo parlare.
E più diceva, e più nell’altra, Uria,
madre e regina, entrava un raffreddare 41
dritto nell’alma, che pareva furia
ancora più insicura in quel materno
quando amor non è total incuria. 42
Come quel sentimento stava interno,
così la notte preparava scura
quella presenza sua, che dall’esterno 43
più non poteva che aspettar la cura:
che tutto era pronto, ormai in scena
non v’era che l’assalto a quelle mura. 44
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