Silvana Carolla Fu una volta..

Fu una volta..

Correva l’anno 1874 e in quel momento Parigi brulicava di artisti che volevano far esplodere la propria arte. Avevo poco più di vent’anni ed ammiravo quegli artisti che s’immergevano nei colori creando forme su tele bianche, candide che aspettavano di essere riempite. La mostra s’intitolava “Mostra indipendente degli Impressionisti” anche se non erano ancora noti sotto questo nome. I dipinti in questa mostra erano realizzati en plein air, all’aria aperta, quindi a contatto con la natura. Ed infatti io lo sentivo. Sentivo l’aria imprigionata tra le tele, come un vento gelido che attraversa il corpo quando fa freddo. La critica trapelava disprezzo da tutti i pori per quella mostra e capii che il termine “impressionisti” sarebbe poi diventata un’etichetta. Tra tutti i dipinti mi soffermai su uno in particolare. Ricordo, ora è tutto più chiaro, il sole rosso sembra tramontare, piuttosto che sorgere. In quelle pennellate dure e corpose, tra il cielo e il mare non vi è orizzonte s’intravedevano due persone cullate dalle onde, sopra ad una barca, pescatori che stavano tornando dalla pesca notturna. Sullo sfondo apparivano delle navi. Un particolare interessante è costituito dal colore del sole, che presenta un grado di luminosità pressoché identico al cielo circostante; l’arancione e il rosso che il sole trascina in mare, si riflettono in cielo come una lastra, uno specchio. Si tratta però di una caratteristica che sembra conferire un carattere fantastico e soprannaturale all’aspetto dell’astro, facendo sì che esso spicchi in modo molto più accentuato sullo sfondo del cielo di quanto avrebbe consentito una resa più realistica. Doveva esserci molto vento quel giorno. Rappresentato era il porto di Le Havre all’alba, come suggerito dal titolo stesso, tra l’altro. Il critico Louis Leroy, ispirandosi al nome del quadro, intitolò la sua recensione sul Charivari, con intento dispregiativo IMPRESSIONISTI.

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