Massimiliano Andreoni‎

Il cuore che abiti

Baciami e poi entra,
non fermarti sulla soglia del cuore.
Le sentinelle hanno distolto lo sguardo,
le hai ammaliate con la tua musica forte.
Entra e metti pure a ferro e fuoco la stanza;
non c’è niente di meglio del fuoco
che divampi e purifichi ogni anfratto.

Baciami ancora,
e poi guardami e attraversami dentro,
come un pugnale che affonda la carne
che muovendosi fa scorrere il sangue,
e mentre esce produce sollievo
aspettando la cura delle mani,
aspettando il sollievo del calore,
aspettando lo scoppio del tuo amore.

E poi amami,
come Narciso ama il suo volto,
mentre osservi i tuoi occhi nei miei,
come Eros che al buio ogni notte
si impossessa della figlia di Venere,
come tu, solo tu, mi sai amare,
col vigore e la calma del cuore.

Guardami,
non rivolgere gli occhi tuoi altrove,
non ti far risucchiare dal vortice
dei problemi del mondo che incombe,
e non smettere più il tuo respiro,
non fermare di colpo il tuo andare,
perché muoio ogni volta che accade,
perché vivo nel tuo cuore che pulsa.

Cercami,
non temere, tu non puoi più smarrirmi,
non c’è colpa, ragione, né inganno,
che mai possa cambiare il destino,
il mio è sì, di curarti per sempre.

E alla fine poi cedi le armi,
alla fine rinuncia al dolore,
alla fine puoi solo sorridere
della vita che hai per le mani,
della tela che tessi ogni giorno
e abituarti finalmente all’amore
ad un uomo che ti scorre dentro,
abituarti a una mano più forte,
a una cura che chiede abbandono,
a una voce che resta con te.
25 dicembre 2016

Massimiliano Andreoni

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