Antonio Cocchi Panebianco

Antonio Cocchi Panebianco

<<Sembra il ramo di un albero l’ombra del Tolomeo sul soffitto. Il lampadario con tutti quei bracci è uno scuro groviglio. Anche in camera dei miei genitori il lampadario era grande e alto sul letto.
“Deliravi – mi disse poi la mia mamma – vedevi i cavalli neri con il pennacchio.” I cavalli del carro da morto.
L’armadio è bianco.
Quella ragazza mimo cilena impiccata quasi certamente chi l’ha ammazzata l’ha anche torturata per il proprio piacere e per dare l’esempio.
Non è sopportabile il mondo, chissà quanta gente lo pensa. Lo penso anch’io qualche volta.
In camera mia accanto al letto Tadzio giovinetto dipinto da Antonio Coccejus e incorniciato di bianco, appoggiato a un davanzale sorridente mi guarda.
Sono le sei e io ancora non dormo. E domani verrà il falegname a piallare il portone che non si apre se non lo prendo a calci.
Deve esserci una relazione fra bellezza e ironia, sono entrambe una cura del mondo, liberano spazio e ridanno vita a energie altrimenti fissate al dolore, all’orrore, alla morte.>>

da Donatella Donati 23.11.2019

Il sorriso di Tadzio – 2012
Ciclo: “La Morte a Venezia” di Thomas Mann
Olio su tavola, 40×40 cm
Collezione privata, Pisa

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