Massimiliano Andreoni‎

Come due guerrieri
Ho pianto,
senza poterle fermare,
lacrime per te,
come una pioggia fitta di aprile,
che non trova né fine né pace,
che trasforma il tormento in un mare,
un oceano oscuro e profondo.

Ti intravedo
e non voglio scordare il profumo,
il sorriso leggero e un po’ triste,
quelle labbra che sanno di bosco,
e neppure quei pesi opprimenti
che trascini coi piedi già stanchi,
che non riesci a lasciarti alle spalle
e ti senti oscillare nel vuoto.

Poi ti grido,
ma tu non mi senti,
di non correre dietro al dolore,
di non vivere solo fatica
e convincerti che va tutto bene,
come se solo il grigio via vai
di minuti, di ore e di giorni,
che si incalzano senza una sosta
fosse l’unica cura al tormento.

Perché non c’è mai fine al dolore
se dimentichi il cuore ogni giorno,
se lo riempi di cose da fare
e poi cerchi nel sonno l’oblio,
perché l’alba che poi ti risveglia
ti sorprende già stanca e irrequieta,
mentre un raggio di sole molesto
ti rammenta di un altro colore.

Io non voglio abituarmi a quel grigio
voglio entrare nel verde smeraldo
che risplende in mezzo ai tuoi occhi,
riposarmi sul rosso amaranto
che le labbra rivelano al sole,
e alla fine sfiorare il tuo corpo
e sentire il tuo bianco candore.

Userò tutte le armi del mondo,
ogni strada che possa servire,
tutto il tempo che mi sarà dato
per riempire il tuo cuore di festa,
perché è solo con te che respiro,
che rinasco ogni giorno felice,
che sorrido anche senza un motivo,
che ritrovo il mio posto nel mondo.

Non esiste zavorra impossibile,
non c’è bandolo che non puoi dipanare.
Non fermare il tuo pianto se scorre,
e dai voce al dolore se arriva,
e poi sguaina la spada se serve,
riconquista il diritto all’amore,
quello che rovescia anche un trono
e che scardina ogni prigione,
perché oltre le sbarre ci sono,
non c’è sonno che mi possa ghermire:
ho bisogno di te e del tuo amore

26 ottobre 2017

Massimiliano Andreoni

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