Ho atteso il tempo e tu che con lui viaggiavi,
chiedendo al cielo se fosse un inganno,
oppure la scia di un nastro filante
caduto da una stella.
E una sera quegli occhi più stanchi
che vegliano il mondo,
han deciso per noi
di stringere un patto,
più caldo del vento,
e più forte del mare.
Allora in un lampo ho capito la vita,
e ho visto l’eterno irradiarsi dal tuo sguardo,
un bacio fulmineo è stato l’araldo,
due mani più vere hanno stretto i miei polsi.
Due anime, due cuori, due sguardi impetuosi,
che vogliono tirarsi addosso la vita,
che è fatta di corse, di suoni e di attese,
ma niente che può farci muovere indietro.
Ti muovi e sei bella, tra note e fornelli,
e osservo sorpreso l’armonia del tuo fare,
e sento nell’animo e sempre mi scuote
quando lento mi arriva dal tuo cuore il tumulto.
Eppure quel patto che è fatto di sangue,
che è fatto di forza, di eros e di amore,
mi rende un guerriero, indomito e fiero,
combatto, combatto, combatto e mi placo
soltanto alla sera quando dopo il frastuono,
sei stanca ma forte e lasci l’amaro e afferri l’amore.
Lo so che ogni giorno c’è un nuovo sentiero,
e pur con coraggio mi trema la pelle se seguo la mente
e i suoi labirinti che fanno paura.
Ma ho solo una strada che è quella di casa,
è quella che bussa alla porta di te,
e allora riparto, mi scuoto, respiro
e torno implacabile, col corpo, col cuore,
perché non c’è niente di te che mi basti,
perché non c’è tregua che voglio lasciare,
al viaggio che abbiamo deciso e lottato,
e solo un sorriso, un respiro, un sussurro,
e solo la cura di te può calmare.
27 novembre 2016.