Mario Gianquitto BURLESQUE.Sospensione metafisica Olio su tela – 50×70 – 2012

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BURLESQUE.Sospensione metafisica
Olio su tela – 50×70 – 2012

(Recensione di Maria De Michele)

Lo spirito stravagante di Mario Gianquitto si conferma a stralci rivisitati, deformati, dove l’attendibità assume la peculiarità di una ricerca accuratissima che ostenta unicamente l’umore fantastico dell’autore, non dissociato da un’intellettualità ben celata da raffinate allegorie. Sulla sinistra del dipinto “Diana e Endimione” di Annibale Carracci che incarnano l’oscillazione della coscienza tra realtà e sogno, taglio inserito nel dettato compositivo ed asservito al simbolismo che non mettono in crisi l’unità estetica dell’opera. Senza limiti temporali Mario Gianquitto nella deformazione linguistica rafforza mutilazioni ed alterazioni incurante della verosomiglianza.
Dettagli, scheggiature che sfiorano la resa iperrealista mantenendo il filo di continuità tra gli elementi. Scrittura pittorica che narra di luce, nel gioco serrato chiaroscurale sottolineato dal fondo nero sul quale respira l’inquietudine.
La figura a destra in primo piano è sinonimo di ironia, seduzione, sofisticatezza, leggerezza, esibizionismo e malizia che portano la donna all’autenticità del suo essere femmina, icona contemporanea, lontana dall’irriverenza, vicinissima alla giocosità e all’autoironia.
Senza essere spregiudicato l’artista colpisce per l’acutezza dell’analisi del personaggio, per l’assoluta originalità del ragionamento, dando chiara lettura del suo stile che ondeggia tra sarcasmo, satira e teatralità.
Il cromatismo vivace, infiammato, squillante, non ha come obiettivo l’abbellimento del corpo ma l’esaltazione dell’anima, l’espressione del volto, le labbra protese, racchiuse, voluttuose fanno trasparire la connessione maledetta ed ipnotica tra sensualità e provocazione.
Il pregio della pittura di Mario Gianquitto è il dinamismo compositivo, il verismo vivace che attraverso l’inconscio creativo ci rendono testimoni di una raffinatissima antologia visiva delle sue percezioni più recondite, trasfondendo, soprattutto nelle sue donne, un pathos emozionale che gratifica forma e linguaggio. L’impaginazione scenica del dipinto è animata da una figura apparentemente ammiccante, indisponente, ma altro non è che un quesito surreale di contraddizioni che ne fa scaturire il fascino indefinito ed indefinibile, troppo umana per non essere carne, troppo levigata per non essere entità fisica. Gli elementi sembrano non comunicare tra loro, magicamente divengono complementari, un invischiamento erotico di grande raffinatezza ed allusività. Il contenuto è “reductio ad unum”, la chiave di lettura è il desiderio che da esseri frantumati ci permette di comunicare e recuperare la perduta totalità.
Burlesque, sospensione metafisica, attraverso l’ostinata fedeltà dell’artista ai valori della pittura ad olio è orientata verso una sapienza lenticolare e meticolosa assorbita e riformulata attraverso il fluire delle sue visioni.

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