Dopo una notte di sogni un dubbio m’ angoscia,
sognavo un pianista, suonava piangendo
lacrime rosse senza sapore.
Ognuna cadeva, cadeva nel vuoto
come una goccia di lava rovente,
e ogni goccia di pianto si dissolveva
su un tasto ingiallito del suo pianoforte,
suonando una musica strana,
a volte stonata, a tratti attraente.
Dopo una notte di sogni un dubbio m’ angoscia.
Udivo una voce, una voce notturna
e non era la tua,
cantava parole di polvere bianca
assuefatte da un rito che non cessa mai,
e c’ erano i venti di mare con urla sbiadite,
portavano in grembo la vita e la morte
in un volo azzardato, straziante,
turbante, poi lacerando quel rosa d’ amore
sulla tua pelle.
Una luna di carta, quegli occhi di ghiaccio
e un cuore gigante come una sacca
piena di stanze,
un cuore rapito dalla sua storia
da cui non potrà mai più fare ritorno.
Dopo una notte di sogni un dubbio mi angoscia.
Sognavo di te e della tua pelle,
di quei capelli come fresca sorgente
e le tue braccia avvinghiate al mio collo
con quel profumo di raro diamante,
sognavo di te inutilmente mia
che accarezzavi il mio animo esangue,
sognavo di te inutilmente mia
che mi baciavi bruciando la carne
come fa il fuoco alla paglia morente,
sognavo di te inutilmente mia,
sognavo di te e solo di te.
Dopo una notte di sogni un dubbio m’ angoscia.
Sognavo di te e inutilmente,
sognavo che tu non eri più mia,
sognavo di te inutilmente,
sognavo che tu
non sei mai stata mia.