Francisco Garden


Scultura in terracotta patinata bronzea
H 38 cm Peso kg 3,330

Opera : ” LA SHOAH ”
Critica a cura di Alfredo Pasolino

L’opera di Francisco Garden dal titolo più correttamente in lingua ebraica “LA SHOAH “, Olocausto con l’adozione della maiuscola, indica plasticamente nel simbolo che cela tutto il dramma di quella “soluzione finale dell’odio umano” la componente spirituale simbolista aggregata al dato sensoriale interattiva e percettiva d’amore per l’essenziale sacralità della vita umana, narrando con commovente gestualità delle mani creative di un poeta della plastica come Garden, il genocidio perpetrato dalla Germania nazista nei confronti degli Ebrei
Nel proprio il ricordo la testimonianza di quelle crudeltà nei passaggi nazisti nel suo territorio, terrore e panico del prelievo forzato dal proprio paese per un viaggio senza ritorno, un trauma letto nei racconti dei vecchi sempre più registrato nel suo inconscio come nell’attuale contesto epocale e commemorativo: la giornata del ricordo. Dunque il suggestivo plastico tridimensionale di Francisco, deve solo alludere ma soprattutto stimolare il suo e il nostro spirito di riflessione e di osservazione psico-emotiva. Di lasciare alla fantasia eccitabile dei giovani e delle madri, un campo d’azione di forti sensazioni e suggestioni emotive. Dunque il pregiato pezzo simulacro della pietà umana, non deve solo porsi lo scopo di rappresentare i ricordi foschi, ma con l’animosità di non più accadere nel futuro di un secolo scellerato di violenze e violazioni di ogni dignità, nel contesto della visibilità del suo lavoro, di evocare sempre o supportare… il proprio spirito in pause di riflessioni e di silenzi quali omaggi riverenti. Non con minore lucidità l’artista evidenzia la concezione umana nella centralità della Madre Divina Universale che abbraccia e accoglie i figli della Terra, con attestazioni di forte sentimento elevate alla protettiva sensibilità spirituale. L’opera a mio avviso sarebbe valorizzabile platealmente ad una maggiore densità di visitatori, quale bozzetto per un grandioso monumento in pietra pregiata o in bronzo su basamento, per una adeguata sede urbana. Ci rappresenta l’idea di ciò che si sa e si “sente” interiormente e oscuramente durante ogni veglia commemorativa. Ma per Francisco, nel ricordo dell’Olocausto, ha saputo trasfigurare la sua capacità catalizzante le forze spiritual, trascendendo e calandosi nella metafora della Gran Madre di ogni principio della vita…, ce lo presenta in modo inequivocabile con il simbolo della sorgente di ogni grembo materno narrandoci in metafora il simbolo germinativo e la continuità della vita. Con forte carica di dinamismo del sogno visionario
Morbidezza, fluidità delle forme per ogni movimento accarezzante mani antropomorfe supplicanti delle madri protese verso la Madre di tutte le Madri e centralità umana della vita essenziale nelle sue presenze umane. primitivismo, sintetismo e minimalismo sono evidenti espressioni di un’anima sensibilissima sensitiva, di Francisco immerso nel suo sogno visionario onirico, col suo desiderio metamorfico di pensiero-azione nel fare affiorare in superficie del conscio, una sorta di emulsione subconscia, una sorta di sonnambulismo dialogante in sogno lucido: la scultura resa a subliminale frutto dei buoni sentimenti romantici, e il suo sogno ne sono spunto della profonda testimonianza di di frequenti scansioni di un viaggio nell’interiorità, reso possibile con la propria natura psicoemotiva gioiello di forza della creativià artistica .

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