223. Carlo_Rossi

OPERE

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BIOGRAFIA

Carlo Rossi, nasce nel 1953 a Novoli (Lecce).
Ad appena 19 anni si trasferisce ad Urbino presso la prestigiosa scuola di Walter Piacesi, un vero talento incisorio, dove, durante l’anno accademico 1972-73 s’impadronisce della tecnica incisoria, che diventa con il tempo sempre più sua, raffinandosi nelle valenze stilistico-formali e nelle diverse sperimentazioni che mette in atto.
Si trasferisce a Bologna nel 1975, dove avvia un suo laboratorio calcografico. Per valutare i progressi della sua carriera incisoria e grafica mi rifaccio alle parole del suo grande maestro Walter Piacesi:” Il mestiere si è notevolmente affinato, il taglio compositivo si è fatto più ardito e sicuro, la dinamica del segno più rapida e riassuntiva”.
Opera così tra il 1975-78, cercando di dare un assetto compiuto alle sue scelte compositive avviandosi verso una direzione di appiattimento delle profondità per privilegiare una composizione armonica ed equilibrata dell’insieme.
A Bologna conosce il pittore Cesare Pacitti che lo segue fin dai suoi esordi. Ed è proprio nello studio del Pacitti che Carlo Rossi perfeziona il procedimento calcografico già conosciuto e sperimenta e approfondisce diverse tecniche grafiche: xilografia, litografia e serigrafia.
Consigliato dal pittore Sepo (Severo Pozzati) frequenta altri studi grafici, affinando sempre più questi strumenti stilistici.
Nonostante la profonda conoscenza delle tecniche incisorie e grafiche, non abbandona mai la pittura che lo fa sognare e lo affascina.
I suoi soggetti prediletti sono la figura umana immersa nell’ambiente naturale. Figure eleganti, sinuose, memori di un profondo studio grafico e dai colori caldi e festosi che si legano alla fantasia e all’irrealtà. Una pittura pura dove prevalgono i suoi veri sentimenti, dove libera le emozioni, ma anche tutta la sua cultura conosciuta e filtrata attraverso una importante lezione di scuola.
Ancora studente nel 1975 esordisce con la prima mostra a Bologna nei locali del Club 37, dove espone incisioni all’acquaforte, un omaggio al Tiepolo.
L’anno seguente allestisce due mostre personali: la prima presso il proprio studio a Bologna; la seconda a Medicina (Bo) dove viene presentato in catalogo da Romeo Forni e Alfonso Amorese.
Romeo Forni parlando degli ultimi lavori del Rossi scrive: “…si è impegnato a trasferire sulla lastra incisoria in modo naturalistico che ha identificato con l’ausilio di spontanee sensazioni, dipendenti dalla forte carica emotiva del suo temperamento, nella quale spiccano le conoscenze di laboratorio dello stampatore…”.
Una cartella d’incisioni viene presentata da Gualtiero De Santi e realizzata per i tipi delle Edizioni Svolta di Bologna; Lino Cavallari lo presenta a Manduria (Ta) in occasione della mostra personale del Gennaio ’77 presso la Galleria “Pliniana”.
Nello stesso anno allestisce la quarta personale a Sassoferrato (An) presso la Galleria “G.B Salvi”.
Tra il 1977 e l’’83, dopo anni intensi, Carlo Rossi si concede una pausa meditativa per riflettere ed approfondire la sua ricerca stilico-pittorica e grafica.
Nel gennaio 1983 torna in scena come pittore allestendo una personale a Menton (Francia) presso la Galleria “Janj Dudin”. E come nota il Pezzuoli: “…Il risultato ci mostra un’evoluzione appariscente e sensibile di sostanza e di forma che ci pare presenti l’inizio di una raggiunta maturità dell’artista, con un’evidente personalità che appare singolarmente omogenea sia nella pittura che nelle opere grafiche”.
Sempre nell’’83 a Manduria (Ta) organizza in collaborazione con il Parametro Editore di Novoli (Le) nella Galleria “Artas”, una mostra di tempere e incisioni che ben si legano fra loro per la quotidianità del realismo affrontati.
Nel Maggio del 1984 realizza a Bologna un’esposizione presso la Galleria del “Circolo Artistico”.
Mario De Marco nel catalogo presentato alla mostra, definisce la produzione artistica di Carlo Rossi : ”… immediata e di chiara leggibilità .Opero questa premessa poiché a me pare che l’esemplificazione e la sintesi siano doti piuttosto rare e che possiede solo chi ha le idee chiare e ovviamente qualcosa da dire…il quale, se è pur vero che della memoria propria e da quella fotografica recupera soggetti e immagini, è altrettanto vero che egli non si ferma alla pedissequa trascrizione di quanto osservato, ma scannificando, quasi vivisezionando ambienti, soggetti e situazioni, ripropone il tutto attraverso il filtro di una sensibilità che ben sa coniugarsi con i mezzi espressivi…Carlo Rossi intende riportarci così alla narrazione primigenia…”.
Nel 1987 nella Galleria di Marzabotto (Bo) espone 24 tavole che Bartolomeo De Gioia definisce come: ”… ricerca pura…pur avvalendosi di due colori di base, il bianco e il nero, nulla concede a quella eclatanza che, in virtù di una accesa coloristica, caratterizza la pittura di questo artista…Il quotidiano che l’artista prende in prestito per comporre pazientemente l’opera riflette in ogni cosa attraverso ritmi e movimenti una sorta di metafisica quiete tale che mi spinge a dire che queste opere sono state composte…solo per indurre a meditazione in quanto si tratta di un linguaggio che assume una forma che può essere pensata ed analizzata.
Mentre Remo Brindisi nel catalogo per l’esposizione pittorica dell’agosto 1991 a Lido di Spina (Fe) presso l’omonimo Museo scrive: ”…l’ho conosciuto come stampatore di alcune mie opere grafiche…uno stampatore attento, puntuale e rigoroso…Carlo Rossi è ancora giovane…ma ha già precisato la sua identità estetica .Lo riconosceremo anche nelle opere dei prossimi anni…Tutto è racconto, narrazione. Persino il corpo femminile che per tanti artisti è innanzitutto immagine di bellezza idealizzata o vagheggiata, nelle sue opere realtà oggettiva resa irreale dai colori che la costituiscono, Carlo Rossi ci illustra, così il proprio pensiero artistico collegato alla realtà della quale preleva le forme reali, restituendo al nostro sguardo tali forme con colori non realistici che le oggettivano”. E aggiungo che la su ritrovata bellezza nella realtà dà libero sfogo alle sue emozioni più recondite in un risultato di rara armonia e bellezza.
Valerio Dehò ha scritto un vero e proprio “saggio” sull’opera pittorica di Carlo Rossi ed è possibile leggerlo in una monografia pubblicata nel 1990 a Bologna dalle Edizioni Svolta.
Leggiamo qualche stralcio: ”… Si può con un quadro esprimere quello che la vita esprime veramente? ma la realtà si sottrae dallo sguardo dell’arte…Il Rossi…si è accorto che il problema è quello di informare lo sguardo, di smussare le differenze del mezzo espressivo attraverso la meditazione di un medium “caldo”e ripetitivo: la fotografia…Il modo in cui Carlo Rossi riduce le immagini ai suoi colori terrosi e larghe campiture, eliminando lo spessore delle ombre, cancellando il chiaroscuro, tutto questo fa si che il suo modo di procedere metta insieme casi distanti fra loro attraverso il medesimo procedimento di rappresentazione. E bisogna riconoscere la semplicità e la chiarezza con cui l’artista mette in fila il suo mondo ha dello sconcertante.”
La sua pittura come le sue realizzazioni grafiche sono immediate, pure, se pur importante il messaggio che evidenziano. Non ci sono infrastrutture linguistiche, ma la semplicità di un messaggio ritrovato, lineare, una forma: forma che costruisce l’immagine e si lascia ascoltare.
Carlo Rossi continua la sua ricerca artistica con immagini elaborate al computer e come si evince dalle parole di Mark Demon: ”…L’artista Carlo Rossi, si esprime attraverso il linguaggio del colore, la forma e il segno, tre fattori fondamentali. In queste immagini grafiche al computer, ha cercato di scandagliare attraverso la sua pittura alcuni effetti sorprendenti, scegliendo un effetto a lui soddisfacente, per realizzare questa grafica digitale con dei risultati soprattutto coloristici perfezionando il risultato finale:”
E ancora Georg Martin scrive: “…un artista a trecento sessanta gradi…partendo dalla sua pittura, dal suo stile e dalla sua tecnica, ha incominciato ad elaborare i suoi lavori al computer, e dopo tanta ricerca e studi, è arrivato ad ottenere il risultato che lui cercava…L’effetto ottenuto dai suoi lavori l’ha portato oltre la sua ricerca espressiva, pensando di animare le sue figure, dipingendo su di esse gli stessi effetti dei lavori realizzati al computer, creando così l’idea di una “Performance Spettacolo”con suoni, armonia e colore. Per realizzare questa idea, Carlo Rossi sta sperimentando nuove tecniche del colore per preparare la parte coreografica e scenografica su nuovi materiali”.Carlo Rossi dice: “il colore è musica, la musica è colore e un nudo femminile; con queste tre componenti possiamo creare qualsiasi emozione, dipende tutto dalla nostra fantasia o creatività”.
Un artista che non si ferma mai ai risultati ottenuti, ma che è in continua evoluzione al passo con i tempi; che vuole trasmettere al pubblico, parlando diversi e nuovi linguaggi, un’arte che va dritto al cuore, come le emozioni che ci trasmette nelle sue fantastiche elaborazioni grafiche e nelle sue armoniose Performance, nella sua pittura e nelle sue incisioni.

Barbara Vincenzi

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